lunedì 17 dicembre 2012

Finito. Tutto finito.

Sei il granello di sabbia nell'occhio.
Sei il sale su una ferita aperta.
Sei il raggio di sole dritto nell'iride.
Sei una bruciatura di sigaretta sulla pelle.
Sei l'etichetta del vestito nuovo sulla schiena.
Sei una versione difficile.
Sei una doccia fredda.
Sei la sveglia presto al mattino.
Sei il senso di vomito.
Sei una calza rotta, l'unghia sulla lavagna, una lingua morsicata.
Sei un taglio sulla mano, il mascara colato, un vaso rotto.
Sei la zanzara alle 4 di notte, una lacrima sulla guancia, 

tante lacrime sulla guancia.
Eri la mia disfatta.
Sei il mio crollo.
Sarai la mia distruzione.
Sarai, sei, non eri.
Ero, non sono, non sarò.
Morsa che mi attanaglia controvoglia.
Pensieri che si accavallano, alla rinfusa, confusi, fusi.
Mente, mente liquida, calda, si scioglie.
Fluida,scorre ovunque, riempie il mio corpo.
Melma scura, bollente, densa come il sangue
ricopri il mio viso, dilaniami un occhio e poi l'altro
poi il naso e la bocca e scendi
scendi giù e corrodimi il collo, le spalle, il cuore.
Continua, le braccia, smembrami le budella,
distruggimi le ossa, le gambe, le unghie.
Finito. Tutto finito.

sabato 8 dicembre 2012

Il Grinch.

Che giornata strana. 
Una giornata spenta nonostante le mille-mila lucine di natale. 
Già, facciamo l'albero. 
Cioè, no, lo fanno gli altri perché io non ho voglia.
Per la prima volta non mi interessa festeggiare il natale.
Non ho voglia di fare i regali, di impacchettarli, non ho voglia di scegliere il colore del fiocco o la stampa della carta. 
Non ho voglia di addobbare l'albero, di mettere i festoni e di posare le statuette di babbo natale sul mobile. 
Non ho proprio voglia di niente.
Non sento la frenesia dicembrina, non percepisco alcunché. 
Probabilmente il 25 arriverà e per me sarà una giornata qualunque, una festa come tante. 
Anzi, mi dà pure noia andare in vacanza: tanto so che prenderò centinaia di chili, scarterò regali inutili che mi faranno schifo, rimarrò indietro con i compiti e manderò a quel paese tutti i miei buoni propositi. 
Ho sempre associato il natale a qualcosa di dolce, buono e caldo. 
Per me è un po' come quando ti prendi un acquazzone, rientri in casa, ti metti dei vestiti asciutti e sorseggi una tazza enorme di cioccolata calda (calda eh, non bollente da strinarti le papille gustative). 
Quest'anno sento di non avere né una tazza né cioccolata, ma solo tanta pioggia sopra la mia testa.
Sono infreddolita e non riesco proprio a trovare niente che mi scaldi.
E bon, eccomi qua, ho 18 anni e sembro il Grinch. 
Ma non è questo il punto. 
Il punto è che io mi sento sola. 
Sono piena, anzi, strapiena di gente intorno,ma non mi interessa nessuno di loro.
Non mi interessa fare discorsi stupidi con loro.
Non mi interessa far finta di essere felice per loro.
Non mi interessa proprio un cazzo di loro.
E per la prima volta dopo anni, sento che questo natale sarà diverso per me.
Sarà squallidamente falso come la persona che fingo di essere. 

martedì 20 novembre 2012

Monologo sulle rotelle.

È stato come andare in bicicletta con le rotelle per anni, poi d'un tratto si sono staccate e io mi sono ritrovata a terra, sfasciata. Sì, è stata più o meno la solita cosa. E ho guardato così tanto le mie ginocchia sbucciate, c'ho pianto così tanto sopra un po' per il dolore, un po' perché avevo rotto i jeans, un po' perché avevo perso le rotelle. Le rotelle tutto sommato mi davano sicurezza. Però devo tornare a casa. A piedi ci vuole troppo e la mia bici è senza rotelle. Ohh, le mie amate rotelle. Posso scegliere di rimanere in questo posto anonimo per sempre, potrei anche morirci in effetti. Ma sarebbe una morte anonima (tanto quanto lo è il posto in cui mi trovo) e senza rotelle..e poi non mi va molto. A casa ci sono tante persone che mi aspettano, tante persone che vogliono curare le mie ginocchia sbucciate, ma dipende tutto da me. Cosa voglio fare? Lo so cosa devo fare ma ho paura di cadere di nuovo.Ho già le ginocchia sbucciate e se poi mi graffio anche i gomiti? Beh. No so. Il gioco vale la candela? Mah, io direi di sì. Okay dai, intanto mi rialzo. Ahi! Le sbucciature mi frizzano. Uffa, i miei jeans..erano i miei preferiti e..uffa, le mie rotelle. Che poi non so nemmeno dove siano finite. Semplicemente mi hanno abbandonato. Forse volevano dirmi di crescere, però, accidenti, che bel modo di dirlo! Potevano evitare di farmi stare tanto male. Bastava spiegarmelo e probabilmente le avrei tolte io stessa..le mie amate rotelle. Oh beh, forse no..c'ero molto affezionata alle mie rotelle e tutto sommato le ammiro ancora tanto. Non posso prendermela con loro anche se mi hanno fatto cadere e rompere le ginocchia, non posso arrabbiarmi. Alla fine..sono sempre le mie rotelle da qualche parte sperse nel mondo a sostenere la bici di chissà chi. Ma mi sono state vicino abbastanza dai, hanno fatto tanto per me ed è giusto che ora se ne siano andate. Se le vedessi direi: ''Siete state un po' sgarbate signorine rotelle'' ma finirei per riempirle di baci. Oh dai, mi sono alzata e ho tirato su la mia bici. Posso farcela! Monto in sella..oddio ho paura. Ho una paura tremenda, davvero. Ho il terrore di partire e rifinire sull'asfalto. L'asfalto non mi piace, gratta e ha un brutto colore. No basta, è tardi, dovevo tornare a casa da un pezzo e invece sono qua a rimuginare sul mio sangue. Dai, sono pronta. Chiudo gli occhi e faccio un bel respiro, un respiro profondo e intenso che mi riempie il cervello di ''oddue''. Perfetto, sento l'arietta che mi sfiora la pelle. Il sangue s'è rappreso e le lacrime non mi scendono più, si sono seccate sulle gote. Oh mamma, ma non ero coraggiosa una volta? No, lo sono ancora. Davanti a me ho una strada lunghissima, pare infinita e io, un giorno, la sorvolerò tutta con la mia bici di sempre e con le mie rotelle di mai. 

venerdì 28 settembre 2012

18.


Mi sento strana, ho quella classica sensazione di vuoto allo stomaco che ti prende quando affronti qualcosa di importante.
Il naso inturgidito, le lacrime sull'attenti, sempre pronte ad uscire.
Filmino ecografia '94, niente di più e m'è bastato a sbloccare il fiume in piena.
Quel ''coso'' ero io, quei pugnetti tondi erano le mie mani, quella colonna tortile la mia spina dorsale.
E mi sorregge ancora dopo 18 anni.
18 anni? eh? come?
Sì, avete capito bene, 18!
E sono strafottutissimamente contenta che domani sia il grande giorno!
In molti dicono che non cambia niente, beh forse è vero, ma nella mia testa avrò 18 anni.
Non sarò più Giulialaminorennechedevefarsifirmaretuttodallamamma, e cavolo sì, ne vado fiera!
Sono passati, o per meglio dire volati, anni tutto sommato intensi. 
Eppure, pur avendo fatto una miriade di cose, pur avendo vissuto centinaia di situazioni diverse..
..non mi sembra di aver concluso molto.
Ed è questo che mi terrorizza a dire la verità..
..tra meno di 24 ore sarò maggiorenne e come ho passato questi miei primi 18 anni di svago totale?
Alla fine il cosiddetto ''periodo più bello della vita'' è quasi agli sgoccioli e io?
Io che ho combinato in tutto ciò?
L'unica cosa che mi rende appagata è il fatto di aver conosciuto tante persone, persone stupende
e persone di merda che comunque hanno modellato ogni singola parte di me.
Tante risate mi hanno disteso l'anima e altrettante lacrime mi hanno corroso il cuore.
Le urla mi hanno rotto più volte i timpani ma ho percepito comunque molte belle parole.
Le bastonate mi hanno spaccato le ossa e le carezze mi hanno curato.
Penso di aver raggiunto uno stato di serenità e stabilità adesso, ne sono felice.
Se mi guardo alle spalle, vedo anni particolari.
Dopo un'infanzia dolce e coccolata ci sono state le elementari, periodi davvero piacevoli.
Poi le medie hanno portato i conflitti, come legnetti lasciati sul bagnasciuga dalla risacca.
Tanti conflitti, conflitti con i genitori, con le amiche, con gli amori.
E al liceo l'adolescenza, come un masso, mi s'è buttata sulle spalle. 
Sono stati i 4 anni più pesanti della mia vita. 
Per farla breve: un casino totale.
Amicizie forti e litigi pazzeschi, amori iniziati e mai finiti, amori finiti senza esser cominciati, 
professori pazzi e pomeriggi infiniti di studio, esaurimenti, crisi, risate a crepapelle, 
cene, viaggi, estati passate nella spesieratezza più totale, scherzi, battute, canzoni da cantare a squarciagola, 
balli sfrenati e bottiglie di vino, vodka o martini rosato (?) sere pseudobarboneggianti e assurde, 
momenti senza senso e momenti che di senso ne hanno anche troppo, treni presi, persi, ritrovati e persi nuovamente, 
così come i braccialetti, abbracci, abbracci di gruppo, baci, baci sulla bocca, sul naso, con la lingua, alla francese, sulla fronte,
fronte, testa, intelligenza...mh, poca o forse troppa, conoscenza, cultura, scuola, cresciuta.
Cresciuta, oh cazzo, cresciuta.
Sono cresciuta, cambiata, diversa.
Sono quel ''coso'', quei pugni, quella colonna tortile..con 18 anni alle spalle.
E adesso, che la tanto agognata maggiore età mi viene incontro, non sono nemmeno troppo sicura di volerla.
Certo, l'emozione si sente ma..cosa mi aspetterà adesso? Cosa succederà fra poco?
Finito il liceo inizia l'università, iniziano gli amori seri e importanti che sfociano in un perenne
''ho 30 anni, una carriera meravigliosa e sono single''
o in un più dolce e fantomatico ''ho 30 anni, un marito, 3 figli, un cane, un gatto e un pesce rosso''.
Ommioddio, ommioddio, ommioddio.
La pacchia è finita e adesso lo capisco. Pochi annetti e..la mia vita prenderà inesorabilmente una piega.
Mi dispiace, mi dispiace tanto, perchè potrei precludermi infinite scelte in questo modo.
Oppure potrei anche decidere di non precludermi niente ma di vivere alla giornata.
Ma sarà questa la mia via?
Tante domande, tanti pensieri e troppe paranoie mi passano nel cervello.
Per il momento mi godo il mio ultimo 17.
E..per concludere con una delle classiche frasi commoventi e piene di pathos dei film (di uno in particolare, via): ''Dopotutto, domani è un altro giorno''. 

lunedì 2 luglio 2012

È in sere come questa.


È in sere come questa che mi manca qualcuno con cui parlare.
Qualcuno che sia disposto ad ascoltarmi senza giudicare o prevenire.
È in sere come questa che mi sento completamente sola, 
immersa nel silenzio della mia mente dove solo i miei pensieri riecheggiano.
Riecheggiano sordi e mi spaccano i timpani.
Mi si inturgidisce il naso e le labbra assumono una strana smorfia.
Sento che le lacrime mi velano l'occhio ma le trattengo, non mi va, non ho voglia.
È in sere come questa che penso a te.
È in sere come questa che mi odio.
È in sere come questa che vorrei avere una macchina del tempo:
per tornare indietro o per andare talmente avanti da dimenticarmi di tutto.
Ma tu non ci sei, ci sono io col mio senso di colpa.
Ci sono un computer, le mie dita che picchiettano antipatiche sulla tastiera, 
c'è il fastidioso rumore del ventilatore, c'è una piccola lampada che illumina,
la tenda che svolazza..
..e poi c'è la mia testa, completamente smarrita nel niente.
Non sa cosa pensare, perchè è in sere come questa che non vorrebbe esistere.

venerdì 8 giugno 2012

È una questione di spicchi..



Ogni uomo vive una doppia vita.
Tutto è raddoppiato.
Gli occhi sono due, gli emisferi sono due, le braccia sono due, due le gambe, i piedi, due gli atrii due i ventricoli..
E allora mi piace pensare che anche la mia anima, diciamo il mio io più interno sia diviso a metà.
Una metà netta come una mela divisa a metà appunto.
Bene.
Consideriamo la mia mela: uno spicchio è prettamente negativo, l'altro prettamente positivo.
Ora, io non sono mai stata una cima a matematica, anzi, devo dire che mi rimane piuttosto indigesta
comunque tra segno negativo e positivo stravince il segno negativo.
Ecco, perchè?
Me lo sono sempre domandato.
Perchè? Accidenti?
Perchè se ho un più e un meno il risultato è negativo, perchè?
Ma è una domanda piuttosto futile perchè la matematica dice che è così, punto, basta, stop, fine.
Quindi andando avanti per sillogismi matematici il mio umore complessivo dovrebbe essere negativo.
E in effetti per una volta questa benedetta matematica c'azzecca.
Mi si pone un problema..
..per rendere il mio umore complessivo positivo necessito di un altro essere negativo?
Perchè due meno mi danno un più.
No no, questi ragionamenti contorti non funzionano con gli uomini.
Non è così esattamente vero che tutto è matematica.
Ora come ora se trovassi un altro essere negativo probabilmente mi tirerei direttamente dalla finestra.
Allora come? Come posso ritrovare una certa intimità positiva tale da annullare il mio meno?
Beh, abbiamo escluso le leggi matematiche.
L'estate, le feste, gli amici, il mare..mi occupano solo parte della giornata.
OH! Trovato!
L'unica è trovare qualcuno affamato, affamato di me, del mio io più interno 
che mangi quello spicchio di negatività che permane da troppo.

domenica 27 maggio 2012

Paura di una lacrima.


Ho gli occhi stanchi,ma va bene così perchè è colpa mia se quelle lacrime cadono ogni giorno.
Mi sento come messa di fronte a uno specchio, obbligata a guardarmi,a guardare cosa faccio, chi sono.
Cosa vedo?
Vedo una normale ragazza di 17 anni piena di complessi e insicurezze 
anche se tutto sembra urlare l'esatto contrario.
E forse in cuor mio anche io credevo di essere particolarmente diversa
ma adesso che vedo la mia immagine riflessa in questo specchio tremendo
non ne sono più così sicura.
È come stare a tu per tu con la realtà che hai vissuto e che non ricordi,
è come vivere in un mondo parallelo.
E spesso ti ritrovi sola di notte,mentre rigoli freddi ti salano il viso e ti chiedi:
''Ma perchè? Perchè a me? Dove sbaglio? Cosa devo fare adesso?''
E perennemente la risposta è uno sbuffo seguito da un: ''Oddio, non posso fare niente''
E le lacrime aumentano, diventano fiumi in piena che irrompono sul viso 
e sciolgono il trucco e macchiano di nero il lenzuolo.
Prendi il cuscino, ti stringi, ti stringi forte come se quel cuscino prendesse vita
ma non trovi sollievo o consolazione e piangi.
Continui a piangere finchè non ti viene il mal di testa, finchè non sei stanca
e senti uno strano calore sulle guance che sembra volerti dire: ''Sei stremata,ma non te ne accorgi?''
E allora magari pensi, okay..basta, cerca di dormire.
E come puoi dormire quando in testa hai mille pensieri che gridano?
Non puoi, allora pensi, ripensi per ore finchè non ti abbandoni a te stessa, chiudi gli occhi e aspetti
che il signor Sonno venga a farti visita.
E quando mi risveglio è una tortura, è un altro giorno intero pieno di pensieri e di tristezza.
E chi mi aiuta in questo giorno?
Alla fine sono da sola ad affrontare questa paura
e per me essere sola è terrificante.
Non sono abituata nè tantomeno riesco ad abituarmi, mi domando soltanto:
''Le mie lacrime serviranno?''
E con questa speranza porto avanti i miei giorni.

giovedì 10 maggio 2012

Misantropia.



Sono triste.
Perchè? Facendo un calcolo statistico e scientificamente razionale della mia vita..non dovrei.
Ma io non sono razionale, per niente.
Mi perdo costantemente nei sogni.
E analizzando la mia vita, nel mio mondo, col mio pensiero..
..arrivo alla conclusione che..sono triste.
È vero, i miei problemi sono banali.
Tutti mi ripetono: c'è chi sta peggio di te, c'è chi davvero soffre!
Rifletto..
Egoismo?
Non saprei dirlo.
Forse sì, sono egoista o forse sono davvero l'unica persona in grado di capirmi.
Forse non riesco a far trasparire bene le sensazioni.
Ma..forse è impossibile.
Forse dovrei solo cercare di lasciar perdere tutto e guardarmi davanti, cercare di non voltarmi.
Ma non sono un cavallo e non voglio un paraocchi.
Forse sono solo megalomane.
O forse sto solo cercando di trovare un rimedio al mio dolore.
Alla mia voglia di spaccare qualsiasi oggetto mi trovi davanti.
Alla mia rabbia, alla mia impotenza.
Al mio guardarmi allo specchio e ripetermi: ''Guarda che casino, sei contenta?''.
Al mio continuo fuggire dai problemi per evitare problemi creando problemi.
Problemi problemi problemi, non mi piace la matematica, non mi piace decidere a comando.
Non mi piace, non mi piace il mio modo di fare, non mi piace il mio essere particolare.
Non mi piace come sto dirigendo la mia vita e non mi piace il mio presente.
Non mi piace andare avanti così.
Se solo potessi tornare indietro..
..posso?
No.
Bene.
Perfetto.
Non mi piace, non mi piaccio, non mi piaci (?).
Fanculo tutto, mi do alla misantropia.

giovedì 26 aprile 2012

Il tragico inizio di un triste epilogo.




Arriva, arriva la fine.
Arriva quel momento in cui ti passa davanti la vita.
In cui pensi a quanto sei cresciuta, 
Al perchè sei cresciuta, 
Alle persone che ti hanno fatto crescere..
..e poi?
Rimani con l'amaro in bocca.
Non ti sei accorta di aver fatto più danni della grandine, 
Non ti sei accorta di essere stata 
La tintinnante goccia d'acqua che buca la pietra.
Non ti sei accorta..semplicemente.
E ora ti ritrovi davanti a un computer, 
Con una musica triste nelle orecchie
E tanta voglia d'estate nel cuore.
Hai un nodo alla gola,
Il cuore fermo, 
Le lacrime intrappolate negli occhi
E il cervello che inevitabilmente pensa.
Non può fare a meno di farlo, pensa e ripensa.
Ma non conclude, non riesce a darsi una risposta
..una risposta che sia sufficiente.
Sono rassegnata, afflitta, sconfitta..
..ho perso.
E odio dire questa cosa, ma ho perso.
Ho perso perché nel mio gioco, 
In quel gioco, che mi piaceva tanto, ho barato.
Ma si capisce solo dopo che nella vita non si gioca.
La dea bendata non si occupa di noi..
..ma che stupida, non l'avevo capito.
E adesso sconto la mia pena, 
Sconto una pena amara
Che mi aleggia continuamente nel cervello.
Non sento la voglia di muovermi, 
La testa è pesante e svogliata, 
Riesce giusto a ondeggiare
Seguendo il malinconico ritmo
Di una malinconica canzone.

mercoledì 11 aprile 2012

Distruzione.


E ritrovarsi a tremare come una fiammella ma gelida come un fiocco di neve.
Ritrovarsi a versare lacrime come un rubinetto da riparare.
Ritrovarsi a cadere, ad affondare, a sparire in un niente inesistente.
Mi manca il fiato, mi manca il calore, mi manca l'orientamento.
Giro vorticosamente senza capire dove vado, spaesata.
Sento la testa piena, adesso scoppia.
Mi pulsa come un cuore, mi pesa come un masso.
Mi bruciano gli occhi, mi frizzano, s'annacquano di pianto.
Movimenti impercettibili mi scuotono.
Tossisco, mi fa male la gola, mi raschia..
..mi raschia come una grattugia sulla pelle.
Soffro maledettamente.
Soffro maledettamente da sola.
Sola, rinchiusa nella mia tana di fango.
C'è buio intorno..troppo buio.
Non scorgo niente.
Niente di niente.
Il nero mi copre la vista, la percezione.
Il cervello non pensa più..il cuore decelera fino a interrompersi.
Tutto ciò che comincia prima o poi finisce.
Sono finita prima del previsto e non so quando ricomincerò.

venerdì 30 marzo 2012

Aspettare.



Aspetta, Giulia, aspetta. 

Questa parola mi rimbomba nel cervello, mi fracassa la mente, mi distrugge i neuroni. 
Aspetto cosa? Non sono paziente, non lo ero e non lo sarò mai.
Eppure aspetto intrappolata in una rete d'agonia e guardo il mondo ad occhi chiusi.
Nel mentre mi ripeto: aspettare, Giulia, aspettare.
Aspettare che venga qualcuno ad aprirmi gli occhi per mostrarmi una realtà innaturale che ormai mi sono persa. 
Aspettare di risvegliarmi dall'incubo per capire quanto in basso sono caduta e quanto continuo ad affondare.
Aspettare, aspettare..
  • E se? E poi? Ma io?
  • Aspettare, aspettare..
  • Però lei, anche se noi..
  • Aspettare, Giulia, aspettare.
  • Shhhh, dirò alla mia impazienza di aspettare, shh, aspettare, aspettare.

mercoledì 21 marzo 2012

Affogare in una lacrima

Sono stravolta, smarrita, persa,
guardo la finestra di pioggia tersa.
A quell'effluvio mi aggiungo,
di un abbraccio mi cingo,
alla finestra mi sporgo.
Un gelido pianto si fonde
a una goccia di ghiaccio..
..vorrei star fra le onde
ma nella mente io giaccio.
Giaccio sopita col cuore distrutto
e intanto ripeto: ''Adesso mi butto''. 

domenica 11 marzo 2012

La rabbia.


La rabbia.. quell'ardore intenso che riesce a sprigionare tutta la tua energia.
Moriresti e faresti morire per un po’ di rabbia.
In preda alla rabbia non vedi più niente.
Gli occhi si accecano,  il corpo si appesantisce, la mente sprofonda nel niente
Ma l’unica cosa che ti rimane è la potenza fisica che ti farebbe spaccare le pietre, 
ti farebbe sradicare gli alberi e capovolgere le auto.
Ti farebbe camminare per chilometri senza farti sentire la stanchezza, 
ti farebbe digiunare per giorni senza farti sentire la fame, 
ti surriscalderebbe talmente tanto lo spirito da non farti patire il freddo invernale.
Questa rabbia che ti pervade, ti corrode il fegato, ti consuma il cuore.
Sfogare la mia rabbia sarebbe come togliere un bicchiere d’oceano.
Non si placa, non si ferma..quella è perfida.
Si insinua dentro di te ma senza il tuo permesso. 
Avanza silenziosa, strisciante, viscida come un verme grinzoso.
E ti mangia dentro, ti dilania la carne come un avvoltoio dilania la sua carcassa.
Ti rende irritabile, irascibile e vulnerabile.
Non puoi controllarla, è lei che controlla te.
Non puoi annientarla, è lei che annienta te.
Logora talmente tanto che di te lascia solo l’impotente rimorso.
Per non aver agito, per aver agito diversamente, per aver agito troppo, male, erroneamente.
Per essere stata in quel posto, a quell’ora, con quella gente.
Per aver parlato, visto, sentito.
Per aver conosciuto, provato, sbagliato.
E il rimorso, ahimè, ti finisce l’anima come un colpo di pistola dritto al cuore. 

venerdì 9 marzo 2012

Hate

Ho perso il mio dolce calore.
Non mi sento più in quel morbido abbraccio che un tempo mi cingeva.
Sbaglio io? Sbagliano gli altri?
Non lo so, riesco solo a capire che mi sento un completo errore:
sarebbe meglio se non esistessi.
Non voglio smuovere la compassione di nessuno,
non voglio passare da viziata perché non lo sono.
Vorrei solo essere il centro di qualcuno,
vorrei sentirmi importante almeno per un motivo
e invece mi ritrovo sempre sola con le ginocchia in terra ad ogni mio passo.
Le ferite mi pizzicano e guizzano come le fiamme di un falò.
Non mi rialzo e se mi rialzo avanzo per poco.
Poveri uomini, sembriamo burattini in mano agli altri,
bamboline in balia degli eventi.
Odio questo mio essere fragile,
odio il fatto che non dipenda da me ma dalle circostanze.
Odio le mie reazioni che invece di calmarmi mi aizzano.
Alla fine odio la me stessa che sto diventando:
guardandomi allo specchio non vedo quello che so di essere.
Odio non sapermi esprimere, se non scrivendo.

venerdì 2 marzo 2012

Irragionevol..mente.


irragionevole mente, sciocca.
mente che non funziona, che si stacca come la spina del televisore.
mente troppo stanca e piena per capire.
l'incapacità di scelta mi accompagna fedelmente come una cagna.
sempre accanto a me. sempre.
non ho direzioni, nè senso dell'orientamento, nè indicazioni.
sono un cieco che vaga.
sono sola in mezzo al tutto ma non mi riscontro in niente.
sono un'equilibrista sul filo..però non ho equilibrio.
sono un marinaio in balìa della tempesta e non so nuotare.
vago con delle toppe sugli occhi in un contesto che non mi si addice.
in un contesto che non comprendo e nel quale mi sento a disagio.
sarebbe tanto semplice decidere.
capire quale percorso seguire e buttarsi a capofitto in quella strada, in quell'obiettivo.
ma non ho niente di saldamente stabile.
ogni passo in avanti potrebbe farmi cadere.
sprofonderei in un buio ancora più buio, in un nero ancora più nero e allora davvero..
...che mi sentirei persa.
per questo me ne rimango ferma al mio posto.
immobile. invisibile. noiosamente statica.
davanti mi vedo passare la vita, le occasioni che per qualche strana ragione
non riesco a cogliere..o non voglio cogliere (?).
mi si presentano così tanti treni..e io che faccio?
chiudo gli occhi e aspetto che se ne vadano.
ma cosa sto combinando? perchè?
datemi una scossa, un pizzicotto, bucatemi con uno spillo.
attaccate la spina al posto mio, perchè il mio cervello l'ha staccata.

venerdì 24 febbraio 2012

Considerazioni su una Vena.

Vita che scorre
impetuosa nel corpo
ti accende di forza , di moto, energia.
Sangue di fuoco che arde lontano
dal corpo, nel corpo, nel cuore
mio cuore
che batti incessante.
Con colpi d'Inferno
l'Inferno conosco.
Il fuoco mi brucia 
da dentro, da fuori:
vita vissuta, vivente, ventura;
morte precoce, dolore, sventura.
Sollevami, o Linfa, in un abisso d'oblio,
ti amo nell'odio di un semplice addio.



giovedì 23 febbraio 2012

Solitudine


Son qua, immersa nella mia solitudine, che poi di fatto, non è una solitudine.
È una semplice fuga dal Mondo, dal casino eclettico che mi circonda affogandomi.
È la mia ancora di salvezza nei momenti caotici che riesce sempre a tranquillizzarmi.
Sono quieta e positiva nella mia solitudine perché posso dedicarmi tempo.
Posso pensare, riflettere, rimuginare..posso constatare, ispezionare e forse anche giudicare.
Giudicare..parola poco consona in effetti. 
Ora che ci penso io non posso giudicare la mia vita.
Posso approvarla, odiarla, talvolta cambiarla..ma non giudicarla.
La vita, poi, in base a cosa si giudica?
In base al bene e al male? Alle persone? Al lavoro? Ai soldi? Alla felicità? 
Cose essenzialmente soggettive.
Non ci è permesso giudicarla.
La vita è vita, basta.
A mio parere dovremmo essere estremamente frizzanti solo per il fatto di possederne una.
Per il fatto che abbiamo un percorso avviato e dobbiamo cercare di portarlo a termine.
Per l’opportunità di scegliere, deviare, modificare, gustare, annusare, osservare, pensare, godere e soffrire per poi tornare a sperare in un domani più dolce.
A volte mi chiedo: ma se io fossi la bouganville del mio giardino o il gatto della vicina oppure il sasso bianco del vialetto..
..cosa farei? Penserei? Proverei qualcosa? Cosa? Perché? 
E invece sono umana tra gli umani, sono Giulia tra la miriade di persone e ogni tanto assaporandomi la mia solitudine dialogo coi miei pensieri contorti e realizzo di vivere, di esistere, di essere la me stessa  lunatica e difficile che quotidianamente avanza imperterrita nella vita.
Vivo nella non solitudine; sono ed esisto nella mia dolce solitudine.

Fragilità



fragile, fragile, fragile come le ali di una farfalla, come una foglia autunnale, come il bicchiere di cristallo del servizio buono.
sono fragile, leggera, delicata, strana, incasinata, volteggiante nella miriade di miei pensieri contorti.
bum, un tonfo.
cado pesante ma io sono fragile.
sono fragile e mi infrango, mi spezzo, mi rompo.
mi rompo e non vorrei.
non vorrei ma non posso fare a meno di farlo.
non riesco a ritrovare quello spessore che ti da tranquillità e ti fa affrontare la vita e i suoi problemi.
dove sono? con chi? perchè? ma cosa sto facendo?
sono giovane e fragile.
invece di irrobustire quelle esitanti spalle..le smusso, le ritaglio e le abbandono al tempo.
le lascio scorrere affrante e sconfitte quando invece è il momento di gridare al mondo, di brillare.
non posso arrendermi all'evidenza di un'esistenza piatta..non posso.
non posso andare avanti con gli occhi spenti, separati dal mondo con una vetrata buia.
non posso e non voglio, non voglio e non posso..ma devo?
no..nemmeno. 
non devo.
mi giro, mi rigiro, mi rivolto e riscontro che intorno, dentro, in testa, nel cuore ho grovigli.
grovigli spinosi che mi trapassano e mi graffiano e mi..e mi rendono fragile.
come li estirpo questi grovigli?
in quale fottuto modo posso farli sparire, da me..dalla mia testa?
non ho rimedi..per il momento mi accascio vuota sul letto e fisso il niente.
mi rialzo..con gesti automatici vivo questi attimi, con gesti automatici muoio in questi attimi.
bum, un altro tonfo.

Dodici Luglio Duemilaundici.



Martedì 12 luglio 2011 ore 12.57.
Fa caldo. Per fortuna ho il ventilatore acceso.
Ho fame ma non ho voglia di cucinare niente.
In questo momento mi sdraierei sul letto inerme a fissare il vuoto con gli occhi spenti.
Eppure dentro non mi sento spenta, per niente.
Ora come ora il mio corpo e la mia mente reagiscono in maniera differente.
Strano, non sono più in simbiosi.
Il mio cervello urla di vivere, il mio corpo sembra avviluppato in una ragnatela di sonnolenza.
Non capisco cosa ho, cosa mi manca.
Necessito di un resoconto della mia vita.
Sentimentalmente vivo bene. Perché devo essere così stanca?
Il mio corpo somatizza emozioni che non riscontro.
Ho amiche stupende.
Cosa mi manca?
Non lo so.
Ieri ho capito così tante cose della vita.
Pare strano ma è così.
Ho capito che in quest’immondizia di Mondo esiste qualche persona vera e sublime.
Ho capito che quando sei nella merda non c’è niente di meglio di un bel gelato e un abbraccio pieno di calore.
Ma non un calore qualsiasi come può essere quello dell’olio bollente o dell’afa estiva.
Un calore umano, piacevole e deliziosamente palpabile.
Un calore che ti riempie la vita e ti fa aprire gli occhi presentandoti ampie vedute.
Un calore che ti abbraccia e non ti molla più e tu sei sicuro in quel calore, in quell’abbraccio.
Ti senti invincibile e pensi di essere arrivato alla fine della corsa al sicuro..quando invece sei solo a un quarto del percorso.
Ma non importa perché sai che qualsiasi cosa accada tu potrai avere sempre quel calore accanto.
Potrai fare tutte le cazzate del Mondo, tutti gli errori e le incomprensioni ti sommergeranno dalla testa ai piedi ma tu avrai sempre qualcuno dalla tua parte.
Qualcuno che saprà apprezzarti per quello che sei dentro e non per come appari.
Qualcuno che ti asciugherà le lacrime quando cadranno da quegli occhi assonnati e stanchi.
Qualcuno che ti sorriderà facendoti tornare la gioia di vivere quando tutto va nella merda.
Qualcuno che ti abbraccerà quando sarai scosso dai turbamenti di questa vita.
Qualcuno che ti porgerà una mano forte, una mano che non ti lascerà mai per nessun motivo a costo di farsi venire i calli.
Qualcuno che ti parlerà e ti conforterà quando vorresti mollare tutto.
Vita è godere e soffrire e avere supporto nei momenti di crisi.
Essere fedeli complici negli sbagli  e nelle correttezze, essere maestri e dispensatori di preziosi consigli, essere reali, realisti e veri per non illudere gli uomini di fronte a situazioni fallaci, essere se stessi e buoni come il pane sfornato per addolcire quest’umanità troppo salata.
Essere. 
Vivere è essere nel pieno senso della parola.
Andare a fondo nelle situazioni, in tutte le situazioni in quelle tragiche e in quelle meravigliose.
Intingere la nostra persona nella luce e immergersi nei problemi, nelle storie intricate, contorte, nodose e arrivare al dunque sciogliendo tutto.
La vita è un problema.
Noi siamo il balsamo della vita e in questo modo abbiamo le carte in regola per districare i nodi.
Nessuno è idoneo e nessuno è di troppo.
Noi siamo qua, su questo Mondo per vivere, per essere.
E non si ‘’è’’ mai da soli, si ‘’è’’ insieme.
Quando si affrontano le difficoltà.
Quando si cade, si affonda nella melma e dal niente si riappare in superficie grazie alla nostra innata forza.
Si ‘’è’’ quando insieme componiamo un’unica energia, un unico coro e insieme ci poniamo i problemi e li risolviamo.
Si ‘’è’’ quando si vive insieme e insieme si va avanti intrecciati in un unico calore.