sabato 8 dicembre 2012

Il Grinch.

Che giornata strana. 
Una giornata spenta nonostante le mille-mila lucine di natale. 
Già, facciamo l'albero. 
Cioè, no, lo fanno gli altri perché io non ho voglia.
Per la prima volta non mi interessa festeggiare il natale.
Non ho voglia di fare i regali, di impacchettarli, non ho voglia di scegliere il colore del fiocco o la stampa della carta. 
Non ho voglia di addobbare l'albero, di mettere i festoni e di posare le statuette di babbo natale sul mobile. 
Non ho proprio voglia di niente.
Non sento la frenesia dicembrina, non percepisco alcunché. 
Probabilmente il 25 arriverà e per me sarà una giornata qualunque, una festa come tante. 
Anzi, mi dà pure noia andare in vacanza: tanto so che prenderò centinaia di chili, scarterò regali inutili che mi faranno schifo, rimarrò indietro con i compiti e manderò a quel paese tutti i miei buoni propositi. 
Ho sempre associato il natale a qualcosa di dolce, buono e caldo. 
Per me è un po' come quando ti prendi un acquazzone, rientri in casa, ti metti dei vestiti asciutti e sorseggi una tazza enorme di cioccolata calda (calda eh, non bollente da strinarti le papille gustative). 
Quest'anno sento di non avere né una tazza né cioccolata, ma solo tanta pioggia sopra la mia testa.
Sono infreddolita e non riesco proprio a trovare niente che mi scaldi.
E bon, eccomi qua, ho 18 anni e sembro il Grinch. 
Ma non è questo il punto. 
Il punto è che io mi sento sola. 
Sono piena, anzi, strapiena di gente intorno,ma non mi interessa nessuno di loro.
Non mi interessa fare discorsi stupidi con loro.
Non mi interessa far finta di essere felice per loro.
Non mi interessa proprio un cazzo di loro.
E per la prima volta dopo anni, sento che questo natale sarà diverso per me.
Sarà squallidamente falso come la persona che fingo di essere. 

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