lunedì 21 gennaio 2013

Spettacolo.



Marla era al centro del palco.
Indossava un meraviglioso abito in velluto nero.
Le labbra scarlatte si scostarono per fare uscire un sospiro.
Il sipario bordeaux si aprì, lento, inesorabilmente lento.
Luci psichedeliche abbagliarono gli occhi languidi di Marla.
Marla inorridì.
Vide gente che l'acclamava.
Gente che l'applaudiva.
Gente che urlava il suo nome.
Notò una vecchia signora grassa, seduta in prima fila.
Aveva un ghigno tremendo sul viso.
Marla fu accecata dal candore dei suoi denti.
Più in là un ometto talmente minuto e magrolino
che sembrava rompersi a ogni battito di mani.
Si vedevano le ossicina delle sue povere dita volare via, frenetiche,
ma non smetteva di applaudire.
Triste spettacolo per Marla:
un branco di esseri insulsi, una ciurma di vite inutili
che batteva a tempo i piedi e recitava complimenti.
Sorrisi finti e ammiccamenti falsi.
Marla era disgustata!
Orrore, orrore per i suoi occhi languidi.
Fissava sgomenta le bocche sbraitanti del pubblico.
Osservava smarrita i volti felici degli spettatori
e ascoltava l'incalzante e odioso suono degli applausi.
Marla non voleva applausi!
Non voleva segni di incoraggiamento.
Non voleva parole di conforto.
Non voleva sorrisi di compassione.
Non voleva essere presa in giro da gente che non sapeva.
''FATELA FINITA, MALEDETTI!''
Marla urlò.
Il suo grido superò le mani che si picchiavano e i piedi che battevano, 
oltrepassò le risate e le acclamazioni.
La sua voce riecheggiò nel teatro, attraversò le teste, 
si infiltrò negli stucchi dei palchetti.
Quell'ammasso informe di idioti ridenti
si zittì.
Un eterno silenzio piombò nella sala.
Marla era diventata potente.
Sì avvicinò.
Solo lo scricchiolante incedere sul legno poteva essere sentito.
Marla guardò fissa negli occhi ognuno dei suoi sprezzanti interlocutori.
Marla era arrabbiata, infuriata, incandescente.
Iniziò a gridare parole cattive, minacce, bestemmie.
Si strappò il meraviglioso abito in velluto nero
che ricadde sgualcito a terra.
Sciolse i capelli maledetti, scarduffati, sporchi.
Sfumò sul mento, sul naso e sulle guance il rossetto.
Strappò le tende del sipario.
Spaccò i tasselli di legno del pavimento.
Iniziò a volteggiare, folle.
Cadde a terra
ma si rialzò.
Prese una bottiglia d'alcool e battezzò il suo beneamato pubblico
che la fissava sconcertato, taciturno, spiazzato.
Marla si voltò: un tavolo, due candele.
Rise, rise a lungo.
Acchiappò i cerini e con tutta la forza che aveva
li gettò sul branco di esseri insulsi, sulla ciurma di vite inutili.
Bruciava la vecchia signora grassa.
L'ometto minuto, magrolino diventava cenere.
E così tutti gli altri.
E Marla nel suo inferno batteva le mani e sorrideva.
Questo era il vero spettacolo.

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