domenica 6 gennaio 2013

La mia storia.









Questa è la mia storia. 
Di come mi possiede. 
Di come una canzone ti entra in testa e non se ne va più. 
Di come uno pensa che dovrebbe essere la vita. 
Di come le cose catturano la tua attenzione. 
Di come il passato ti insegue in ogni singolo giorno del tuo futuro.

Buonasera, sono Marla, Marla, il taglietto sul tuo palato che si rimarginerebbe se solo smettessi di stuzzicarlo con la lingua, ma non puoi.

Sì, sono io, sono ancora qui, ho intenzione di rimanerci per sempre, nascondendomi dietro questo alter ego che mi ossessiona da anni ormai.
Voglio raccontarti davvero la mia storia, voglio che tu la legga e so che lo farai, prima o poi.

Marla: è sempre ruotato tutto intorno a Marla.

Io sono Marla, lui è Tyler. 
La mia storia ha inizio 3 anni e 10 giorni fa. 
A Marla piaceva Tyler, fin dalla prima parola, ma lui non capiva.
Marla era piccola, inesperta, confusa, arrancava parole grandi, borbottava discorsi filosofici in funzione di Tyler.
A Marla piaceva Tyler.
Marla voleva sembrare arguta, intelligente e profonda agli occhi di Tyler, perchè lui era così.
Marla vedeva Tyler come un dio, come una di quelle persone da cui puoi solo imparare tacitamente.
A Marla piaceva Tyler, ma Tyler non capiva.
Tyler aveva già la sua vita avviata, i suoi problemi, i suoi silenzi.
Quei silenzi che sconvolgevano e affascinavano Marla. 
Ogni parola taciuta era per lei un motivo per andare avanti nella sua ricerca.
Marla si stava mettendo completamente a nudo di fronte a Tyler pur di estorcergli un segreto.
Ma Tyler non parlava, Tyler aveva la sua vita avviata, i suoi problemi, i suoi silenzi.
Marla era persa, non si sentiva all'altezza, Marla aveva paura di non essere abbastanza per lui. 
Marla si era lasciata andare dallo scorrere degli eventi, inebriata dal piacere del Mondo.
Marla si era dimenticata per un attimo di Tyler, immergendosi in un mare da cui non si torna indietro.
Marla aveva dato l'avvio a tutti i suoi problemi, da sola, con le proprie mani.
In questo continuo turbinio Marla non poteva far altro che vomitarsi addosso le sue scelte.
Ma Tyler aveva capito, Tyler aveva capito tutto.
Tyler aveva percepito da lontano il fruscio della sua Marla.
E non era il fruscio, era Marla, esangue, che lo chiamava, gridando il suo nome con quanto fiato aveva il gola.
E pur uscendo un flebile suono, Tyler l'aveva sentita.
Subito, come un lampo, era corso da lei, dalla sua Marla.
Ma Marla non sapeva cosa fare. 
Marla era stremata, esalava gli ultimi respiri dalla sua bocca. L'ultima aria entrava dalle sue narici per riempirle i polmoni.
Non poteva finire così. 
Tyler non l'avrebbe permesso.
L'unica cosa che la manteneva in vita era quel fioco gioco di sguardi, quel fragile scambio implicito di comprensioni.
Entrambi sapevano che sarebbe andata così.
L'ubriachezza di una sera, le stelle, la notte, le luci soffuse di un piccolo locale lontano da tutti.
La gente intorno che scompare, una ad una, per farci stare soli.
Marla e Tyler erano finalmente soli.
Finalmente entrambi si erano messi a nudo di fronte alla realtà.
Marla e Tyler non avevano più segreti. Nient'altro contava più.
Ma alle luci dell'alba le vene alcoliche si svuotarono.
Marla aveva paura, Marla era cresciuta ma rimaneva piccola.
Marla ascoltava troppe voci che rimbombavano nella sua testa e le spaccavano i timpani e le accartocciavano le orecchie e le smembravano la cartilagine.
Marla, bendata, veniva sballottata da grandi figure nere che la facevano cadere e la prendevano in giro.
Marla aveva tanta, tantissima paura.
Ma c'era Tyler a darle coraggio. Lui aveva capito cosa stava passando Marla.
Tyler si sentiva come in debito con lei, doveva proteggerla.
Tyler si fece carico di tutti i problemi di Marla.
Marla era felice.
Marla non si sentiva sola.
Marla si stava innamorando.
Tyler era già innamorato, questo spaventava Marla.
Aveva paura. Paura di tutto.
Marla aveva paura dell'amore vero.
Perchè, alla fine, Marla era piccola, inesperta, confusa.
Marla non aveva mai provato una sensazione così immensa.
Preferiva lasciar correre il tempo sperando che i problemi si risolvessero da sè.
Ma Marla non aveva capito che questa sarebbe stata la sua rovina. Non poteva saperlo.
Così passavano i mesi, nella disperata incertezza di Marla, nell'incerta disperazione di Tyler.
Poi ancora, quel posto, quel tavolo, quell'atmosfera, quel senso di libertà.
La libertà li attraeva come due calamite, due calamite, Tyler e Marla erano due calamite. 
Poi ancora quegli sguardi, quelle implicite comprensioni, quelle labbra che si sfiorano ingenue, pure, ancora. 
Cosa poteva non andare adesso?
Marla, perchè?
Marla, lo capirebbe anche un pazzo!
Marla..
Tyler si sentiva rinvigorito, come se nelle sue vene scorresse soda caustica. 
Danzava sulle note di Debussy, correva sul pianoforte come le dita di Cyrin. 
Tyler credeva di farcela, non poteva finire così.
Marla decise di rimanere ferma, immobile, nessuno doveva vederla, nessuno poteva sentirla.
Era come una di quelle bamboline dei carillon senza carica.
Bella ma statica.
Meravigliosa nel suo essere ma indecisa. 
Tyler ogni tanto provava a danzare con lei.
E lei accettava pure, ma dopo poco si stancava.
Credo che Marla fosse malata in quel momento.
La sua salute andava declinando.
Ma Tyler era troppo forte per stare dietro a lei, voleva ballare, voleva infilare una pallottola tra gli occhi di tutti i panda che si rifiutano di fottere per salvare la loro specie, 
voleva aprire le valvole di scarico delle petroliere e inondare tutte le spiagge francesi che avrebbe visto, voleva respirare fumo, voleva distruggere qualcosa di bello.
E senza saperlo, senza volerlo oppure sapendolo e volendolo aveva distrutto lei. 
La bella bambolina del carillon si era spezzata a metà e non c'era modo di aggiustarla.
Marla non sapeva ancora.
Marla credeva che fosse uno scherzo.
Marla sapeva di riuscirci di nuovo.
Era Marla..
Marla non voleva che finisse così.
''Ti amo''.
Marla cadde a terra e dopo ore riaprì gli occhi.
Si ritrovò sul pavimento gelido e bagnato.
Vide il suo corpo nudo e completamente fatto a pezzi.
Poteva notare la sua mano destra vicino al divano, il cuore accanto allo spazzolino del cesso, le viscere dentro al forno. 
Marla non era più Marla.
Marla era completamente disintegrata, annientata, la sua essenza era stata espulsa dal suo essere.
E Tyler stava male, credo, ma diceva a tutti: ''Non ha voluto danzare con me''.
E Marla stava male, ma diceva a tutti:''Io volevo danzare con Tyler, volevo, ma ero malata''.
Marla sanguinava dagli occhi e lacrimava dal cuore.
Marla aveva capito tutto ed era diventata il cuore spezzato di Tyler.
Ma Tyler si era rigenerato ormai.
Niente paura, niente distrazioni, la capacità di lasciarsi scivolare di dosso ciò che non conta.
E Marla era la paura, era le distrazioni e l'incapacità di lasciarsi scivolare di dosso ciò che non conta. 
Tyler voleva annientare Marla e c'era riuscito.
Tyler voleva far capire a Marla quello che lui stesso non era riuscito a capire.
Marla generò un figlio.
Per 9 mesi portò in grembo il Rimorso.
Figlio maledetto.
Figlio mangia budella, ha la bocca sporca di sangue il bastardo.
Figlio odioso.
Figlio assassino.
Figlio diabolico.
È vero: le cose che una volta possedevi, ora possiedono te. 
Marla non è più sulla terra. 
Non scrive. 
Non dice.
Non ci sono telefoni all'inferno.
Marla è nel suo turbine di fuoco e con l'ultimo soffio di vita chiama Tyler.
Ma questa volta Tyler non la sente.

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