martedì 15 gennaio 2013
Fastidiosamente..
Marla voleva dare fastidio.
Iniziò a mangiare senza ritegno.
Si riempiva di cibo.
Masticava soddisfatta.
Prese il bicchiere.
Si sentì l'acqua gorgogliare nella gola.
Rumorosamente lo posò.
Sì allontanò dal tavolo sfregando i gambi della sedia sul pavimento.
Ciabattando fiera si diresse verso le scale,
che salì pesante, sorda, goffa.
Cominciò a sbraitare una canzone inesistente.
Marla voleva dare fastidio.
Voleva essere fissata, scrutata, origliata.
Voleva essere maledetta e condannata.
Marla voleva essere odiata.
Voleva essere spintonata e gettata a terra.
Voleva essere criticata e usata.
Voleva che tutti parlassero di lei.
''Anche male, chi se ne fotte'', pensò.
Marla giaceva inerme sul letto.
Fissava il soffitto.
Bianco.
Spoglio.
Banale.
Marla sentiva l'incessante bisogno di essere per qualcuno.
Non le importava come o quando o perchè.
Marla non si arrendeva all'idea di essere per sè.
Non voleva bastare a se stessa.
Ripudiava il doversi prendere cura del suo ego.
Rinnegava il suo io.
Perchè il suo io non le apparteneva.
Marla non era Marla.
Era stata il cuore spezzato di Tyler.
La lacrima di sua madre.
Il sangue di suo padre.
La malinconia di un'amica.
Il sorriso di un bambino.
Una margherita sul banco.
Un profumo non finito.
Un film mai visto.
Una lettera perduta.
Una bottiglia di vino lasciata sul mare.
Un passo di danza sulla sabbia.
L'amore fino al midollo.
Un abbraccio gelato.
Una risata.
Un fiocco di neve.
Eppure, adesso non era più niente di tutto questo.
E Marla sentiva l'incessante bisogno di essere per qualcuno.
Marla voleva attirare l'attenzione su di sè.
Voleva che tutti si accorgessero di lei.
Voleva che tutti la capissero.
Marla voleva dare fastidio.
Scattò in piedi e corse alla finestra.
Tirò su la saracinesca.
Era freddo.
Respirò il gelo e iniziò a gridare.
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