lunedì 7 gennaio 2013

Vino rosso.



Marla sanguina dal naso e beve.
Beve vino rosso.
Le ricorda i fiotti densi che uscivano dalle piaghe di Tyler.
Le ricorda quel sapore arrugginito e viscoso.
Le ricorda Tyler.
Marla vuole dimenticare, ma non sa fare.
Spera di buttare giù Tyler come un sorso.
Ma quel sorso arriva allo stomaco, lo irrora di acido.
Spappola il fegato e risale.
Risale verso l'esofago, la strozza.
Tossisce, vomita. Vomita dalla bocca, dal naso.
Marla vomita tutto.
Marla vomita Tyler e non vuole.
Non vuole che abbandoni il suo corpo.
Marla sente caldo, sta affogando.
Non riesce a parlare, a gridare aiuto, a respirare.
Si spoglia.
Nuda, di fronte allo specchio del bagno. 
Chi è Marla adesso?
È immondizia e merda e follia per lui e questo piccolo mondo del cazzo.
A lui non importa dove vive o come si sente o che cosa mangia
o che cosa dà da mangiare ai suoi bambini o come paga il dottore se sta male.
Sì, Marla è stupida e stufa e debole, ma è sempre e ancora una sua responsabiltà.
Un rivolo di sangue le esce dalla narice sinistra.
Cola, cola, cola veloce e le disegna il mento, le colora il collo, le tinge la scapola.
Chi è Marla adesso?
Non è un delicato e irripetibile fiocco di neve. 
È la stessa materia organica deperibile di chiunque altro.
Marla piange. 
Le lacrime si mescolano al sangue.
Sciolgono i grumi. Lavano il secco.
Marla si sente maledettamente sporca.
Apre il rubinetto, riempie la vasca. Si immerge.
L'acqua è bollente, sembra scuoiarla, ma Marla non sente più il dolore.
Fa un respiro profondo e va giù.
Apre gli occhi, vede qualche insignificante bollicina correre via.
Sott'acqua non si ha percezione.
Tutto è fluido, lento, tranquillo. Marla non ha fretta, là sotto.
10 secondi.
Ha le orecchie tappate e non può parlare. Marla è al sicuro, là sotto.
20 secondi.
C'è un senso di torpore, potrebbe anche addormentarsi e non risvegliarsi mai più, là sotto.
30 secondi.
Marla?
40 secondi.
Porca puttana, Marla!
50 secondi.
Marla spacca il velo d'acqua. Fa rumore.
I suoi capelli gocciolanti fanno piovere in tutta la stanza.
Respira a fatica e rapidamente.
Scivola via dalla vasca, ormai anche lei è sua nemica.
Cade a terra pesante e bagna il pavimento.
Fissa le mattonelle, sono bianche, pure.
Anche lei una volta era così.
Non è giusto. Non è giusto che le mattonelle lo siano al posto suo.
Si alza di scatto, cerca qualcosa che non trova.
Perde un po' di tempo. Vaga per le stanze.
Trovate.
Prende le forbici e torna in bagno.
Si riempie le mani di tagli, il sangue sgorga dalla sorgente.
Scivola sulla sua pelle profumata e tocca il pavimento.
Ah, sporche mattonelle bastarde! 
Adesso anche voi siete macchiate. Adesso anche voi puzzate di ferro.
E in quella pozza rossastra Marla non potè fare a meno di piangere.
Tra i singhiozzi si rannicchiò sul suo stesso sangue.
Nuda.
Ferita.
Si addormentò sul pavimento.
Nudo.
Ferito.

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