Spalancò gli occhi e con le mani spazzò via gli ultimi grumi di mascara sulle ciglia.
Uno sbadiglio, poi un altro.
Sentiva la bocca impastata, aveva sete.
''Merda, l'acqua!''
Chiuse gli occhi, sospirò pesantemente e con un salto uscì fuori dal letto.
A piedi nudi percorse il corridoio, scese le scale immersa nel buio.
Aprì il frigo e la luce inondò i suoi occhi stanchi.
Arraffò la scatola del latte, bevve; aveva più sete di prima.
Con un calcio sordo richiuse lo sportello.
A tentoni cercò la credenza e acchiappò una bottiglia d'acqua.
Fzzzz.
Stappata, bevuta, scivolata per la gola.
Marla si sentiva sollevata adesso.
Risaliva i gradini lentamente, calma.
Percepiva il calore del suolo dai piedi scalzi.
Si accasciò sul letto priva di forza.
Il cuscino era fresco, le lenzuola profumate.
''Una cazzata, sì, una cazzata - si ripeteva nella mente -
Adesso vado da Tyler e gli sputo in faccia tutto il mio odio.
Sì, adesso vado a casa sua. Che ore sono? Le 2 di notte.
Sì, ma chi se ne frega! Tanto non dorme, è impegnato a fare altro.
Adesso vado là, suono, salgo le scale e urlo. Sì, urlo.
Gli spaccherò i timpani, oppure le ossa con pietre e bastoni.
No, le parole, le parole, meglio le parole.
Beh gli dirò come mi sento, come mi fa stare.
Oppure potrei..potrei anche solo cercare di chiarire.
No Marla, che cazzo stai dicendo?! Non c'è niente da chiarire.
La situazione è chiara, sei solo tu che non vuoi arrenderti al fatto
che probabilmente se tu avessi detto..oh ma che stai dicendo, Marla?
Sono già le 2.05. Mh...basta. Adesso vado.
Ma dove vuoi andare, Marla?
Non hai ancora capito che non sono affari tuoi?
Non hai capito che disturbi la quiete pubblica?
Non hai capito che il Marlacentrismo è finito?
2.10.
Marla? Puoi dormire per favore?
Sì, ci provo.
2.22. Uhhhh desiderio!
Ahh al diavolo! Al diavolo i desideri, al diavolo Tyler e il mio sonno che non esiste.
Adesso basta''.
Marla strabuzzò gli occhi, diede un colpo di tosse e balzò in piedi.
Sì levò il pigiama così velocemente che strappò una manica. Al diavolo pure quella!
Saltò dentro i jeans e indossò una maglietta di un rosso slavato.
Scarpe, cappotto, sciarpa, cappello, chiavi di casa. Pronta.
Chiuse il portone con un tonfo che riecheggiò nelle orecchie e così anche il cancello.
Cominciò a camminare, a camminare velocemente, a marciare, iniziò la sua corsa.
Correva, correva senza riuscire a respirare per il freddo e la stanchezza.
Correva fino a farsi venire la nausea.
Correva senza guardarsi intorno.
Vedeva solo l'asfalto grigio fumo e qualche macchina che le sfrecciava accanto.
Il suono infernale di un clacson!
Marla, sei un'idiota, poteva metterti sotto.
Niente, nemmeno quello riuscì a fermarla.
Corse per altri 10 minuti poi si fermò.
Sudore freddo.
Gola secca.
Lingua immobilizzata.
Respiro affannoso e rancido.
Milza dolorante.
Vomitò sul marciapiede la sua misera cena.
Asciugò la bocca con il lembo di una manica.
Si appoggiò al muro e portò una mano sulla fronte: scottava.
Fece un respiro profondo, sputò in terra e si voltò:
una targhetta metallica con su scritto ''Tyler Durden'', un campanello.
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